Questo racconto non è finito, la CB non è finita. Anni fa ho imparato ad andare in moto con la Honda CB 500 del ’94 di mio fratello, ne parlai all’epoca QUI. Sopra quella moto ho mosso i miei primi passi da motociclista, ho fatto il mio primo corso di guida sicura e i primi km.

Poi ho cambiato moto, prima la Yamaha poi la Kawasaki, e la Honda è tornata in garage a prendere polvere e ruggine, ma ad un certo punto mi è balenata in testa una idea. Quando ho realizzato il sogno di avere una moto, ho capito che già puntavo al livello successivo: averne due, ovviamente di due stili differenti. Ho una stradale, sarebbe quindi stato carino avere una motina customizzata caffettina/scrambler/custom/mettiamo il tassello?/semimanubri poi vediamo/cupolino in garage. Ero confusa e non me la prendo quando mi puntalizzano la mia ignoranza in fatto di stili di moto, ma la cosa mi annoia terribilmente.

Ho quindi cominciato a pensare nel 2019 alle possibilità reali di dare una seconda vita a quella moto, trasformandola completamente. Ci vogliono soldi, ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vuole umiltà nel chiedere e nel fidarsi, ci vuole anche un po’ di culo nel trovare chi sa aiutarti come davvero desideri.

Ero tanto convinta che sarebbe rimasto un sogno quanto motivata a farlo diventare realtà.

Prime idee by Kentauros

Qualcuno, specialmente chi lo fa per lavoro o ha già una moto customizzata, può pensare che io stia esagerando o che non è poi cosi complicato customizzarsi una moto.

Ciaone, sarà così per voi.

Io ero completamente sola ad affrontare questa cosa, guido moto di cui non conosco alcun dettaglio in merito alla meccanica o alla ciclistica, avevo paura di spendere troppo, non avevo idea del risultato finale che desideravo, sapevo solo che volevo a tutti costi dare una seconda vita a quella moto, non volevo rimanesse lì dimenticata.

Non volevo facesse la fine che temevo di fare io.

Nel 2019 questo desiderio si è insinuato nella mia mente non a caso: in una manciata di mesi è successo di tutto. La prima sberla l’ho presa quando sono scappata di casa mollando quello che era “mio marito”. Questo è stato l’inizio. Mai provato un simile strappo nel correre via da quella casa buia, che rabbia nel mio cuore per tutte le violenze subite, i tradimenti scoperti e le bugie a cui avevo creduto, che profondo senso di ingiustizia sapere delle chiacchiere di paese e delle supposizioni che giravano su di me. Me ne sono fottuta e ho chiuso quella porta con violenza, con tutta la forza e con tutto il desiderio che avevo di salvarmi.

E’ stato solo l’inizio. Subito dopo ho mollato il mio lavoro e ne ho accettato un altro ripartendo da zero, ho cambiato casa e città, ho allontanato amici di plastica e accolti di nuovi, mi sono fatta altri mille tatuaggi, sono guarita dalla bulimia, ho scoperto di avere un cancro e l’ho estirpato, ho perso mia nonna, ho cambiato moto, ho comprato casa, è arrivata nel frattempo una pandemia mondiale, mi sono follemente innamorata. Sono guarita sotto tutti i punti di vista. Mi sono presa, capovolta, ho pianto con una violenza che non credevo di avere, ho urlato, ho avuto paura di morire, ho preso treni e aerei senza pensarci, ho speso un sacco di soldi, ho bevuto tantissimo vino.

Volevo disperatamente non morire, in nessuno dei modo in cui è possibile morire.

Ero così grata di quello che avevo, mi dicevano tutti che ero fortissima, io non ho mai creduto di essere stata brava a sopravvivere a tutto quello che mi è successo, ero solo grata di tutto quello che avevo.

In un certo modo volevo fare la stessa cosa con quella vecchia moto, darle una verniciata, un cambio look e rimetterla su strada con 20 anni di meno e più cazzuta e stilosa che mai.

Ci sto mettendo un sacco di tempo, prima la pandemia, poi “oddio ma quanto mi costa“, “faccio tutto io“, “dove metto le mani?“, “intanto la smonto“, “adesso chi me la rimonta?“… due anni così.

Poi ho trovato chi poteva aiutarmi, un meccanico della zona di cui avevo sentito solo lodi, Marco Pennesi. Ci ho parlato, mi è sembrato avesse capito cosa volevo e come, ed è venuto nel mio garage a raccogliere tutti i pezzi della moto. Mi ha anche permesso di andare tutti i sabato mattina per qualche mese nella sua officina per farmi mettere le mani alla moto, ovviamente facendo lavoretti molto semplici, ma aveva capito che volevo metterci le mani io in prima persona.

E’ incredibile come nei mesi un pezzo alla volta, una vite alla volta, un carter alla volta, quel pensiero stia prendendo forma. Ci ho messo un anno a decidere il colore del serbatoio, poi come sempre mi succede, una mattina mi sono svegliata e mi sono detta: lo voglio cosi

Questo articolo avrà una sorta di fine quando la moto sarà pronta, ma non sarà mai veramente finito.

Sto aspettando il punto alla fine della frase, la conclusione, sto aspettando un finale. Non arriverà mai, non arriverà con la fine della CB.

Sto aspettando per una cosa che ora non posso avere. Non ci sarà una parola definitiva per concludere la mia storia, la rinascita non finisce mai ed è piena di ricadute, la ricerca dell’identità e della completezza non termina mai.

A breve la CB sarà pronta e io, come sempre, piangerò comossa. Ci sarà la prossima estate in cui la userò sempre, ci andrò al mare, ci uscirò la sera, mi comprerò una nuova giacca di pelle da fighetti costosa in modo inopportuno, la porterò in giro come un trofeo facendola vedere a tutti.

Ma non sarà la parola fine del mio percorso. Sarà la parola fine di UN percorso, della metafora che ho voluto appiccicare a quella moto, ma questo articolo, questa vita, sono destinati a non vedere la fine. Mi piacerebbe dire che prima o poi arriverà, ma mi conosco troppo bene, e ogni fine è un mio inizio.

Per adesso, posso solo augurarmi di vivere tanti km, anche di puro asfalto.

Una raccolta random di foto e video prima durante e dopo i lavori.

quando è arrivata a casa. Rca matina madoro come stile di vita
ciao nonna, che volevi i nipotini, non le moto!
e qua zì me sò commossa….
rca matina madoro 2.0.
porcoddueladrompestato
e ho ucciso per molto meno