Durante uno dei miei viaggi a Londra, ho conosciuto Simone, in arte Iron Heads. Simone è un meccanico italiano che ormai vive e lavora a Londra da molto tempo. Ci conoscevamo già virtualmente, grazie ai social, ed è stata una sorpresa rendersene conto e incontrarsi così, per caso. Due biker italiani che si incontrano per caso a Londra: è subito caciara! Vista la simpatia reciproca, siamo rimasti in contatto e ho deciso di approfondire la sua storia.

Simone, prima di tutto perché Iron Heads? E cosa rappresenta il tuo logo?

Nome e logo sono nati quasi simultaneamente. Volevo un logo che rappresentasse uno stile di vita a cui appartengo, le Moto e la Musica.
Mi è venuta l’idea di fondere 2 icone per me mitologiche, il motore dell’ Harley Davidson, un mio sogno sin da bambino, nello specifico il Panhead, che sogno da quando sono diventato grande (quando???),
e la Musica con l’anello a teschio di Keith Richards, posizionato sulle testate. Iron heads, letteralmente tradotto “ teste di ferro” sono appunto le teste del motore che si vedono nelle moto, specialmente nelle Harley, Guzzi o Bmw, ma con un tocco di Rock’n’Roll!

Partiamo dal principio: Come nasce la tua passione per le moto?

Essendo cresciuto nell’ officina di famiglia, la passione per i motori e per il “costruire cose” ce l’ho sempre avuta. Con il passare del tempo, dai motorini sono passato a qualcosa di più sostanzioso, ma la passione per le moto nasce dallo stesso motivo che più o meno accomuna noi tutti motociclisti, quel senso di libertà e quello stile di vita che poche cose come la moto ti danno. Dal canto mio inoltre sono sempre stato affascinato dal combinare la tecnologia con l’arte, e costruire una moto è l’esempio perfetto di dove queste due cose si fondono insieme.

Cosa facevi in Italia?

Più o meno quello che faccio qui, però senza il sole ed il cibo genuino della mia terra.. haha
Dopo aver maturato una buona esperienza lavorando in un’officina di moto custom della mia zona, 10 anni fa è ufficialmente iniziato il progetto Iron Heads con la prima moto completamente customizzata da me nell’officina di mio padre dove poi ho ricavato, i uno dei locali, la mia officina specializzata in customizzazioni e da lì non mi sono ancora fermato.

Perché via dall’Italia e perchè Londra? Mi hai accennato l’importanza della musica in questo cambiamento e nella tua vita, se non sbaglio; come si intrecciano musica e motori? Dai Simone, sei proprio il classico harleysta chitarrista capelluto… le famo morì ste donne!

Eh come no! “Donne e motori… “ finiscilo tu il proverbio… hehe!
Via dall’ Italia non perché stavo male o perché ero insoddisfatto di cosa facessi, anzi, l’officina andava molto bene, ma come un istinto primordiale ho sentito il bisogno di fare un’esperienza di vita da qualche altra parte del mondo e qui la musica c’entra tutto, perché sono partito 7 anni fa proprio per registrare un album e fare alcuni concerti qui a Londra, dove poi sono rimasto a fare il musicista full time per un po’ di tempo, fino a che il bisogno di “costruire” non si è fatto risentire ed ho aperto Iron Heads London anche qui facendo moto di giorno e concerti di notte (pensa che occhiaie).
La musica e i motori si intrecciano perché sono le mie passioni più grandi e dopo molti sacrifici e dedizione ho potuto finalmente trasformarli in…non lo voglio chiamare lavoro, ma stile di vita con benefits.

Raccontami come ti sei mosso una volta arrivato a Londra e come sei arrivato ad aprire la tua officina accanto a Bolt.

Due anni fa sono stato all’ inaugurazione del nuovo negozio di Bolt, nel cuore di Stoke Newington, un quartiere di Hackney in Zona 2, a nord-est per chi conosce le zone di Londra. Una volta lì ho notato subito l’edificio e mi è piaciuto moltissimo: una vecchia stalla Vittoriana, poi diventata officina meccanica nel dopoguerra e adesso animata da un gruppo di negozi di abbigliamento e artigianato. Ho pensato ”se aprissi qui sarebbe un bel posto per i clienti, troverebbero l’officina e di fianco il negozio con l’abbigliamento, le giacche, caschi, ecc…” così dopo qualche giorno l’ho proposto al proprietario che è stato interessato ed abbiamo ricavato l’officina in uno dei garage liberi nell’edificio.

Quando eravamo a Londra mi avevi raccontato qualcosa riguardo ad un viaggio in Repubblica Ceca dopo aver realizzato la moto per la Budvar in collaborazione con Bolt. Voglio sapere tutto: dalla messa a punto della moto al viaggio in sé!

Sei sicura che vuoi sapere proprio tutto tutto??
In pratica ci è stato proposto di costruire una moto per la famosa birra Ceca Budvar con tanto di film del viaggio che la moto avrebbe dovuto poi fare da Londra fino alla birreria a sud della Boemia, regione della Repubblica Ceca. 1000 miglia… L’unica clausola era che doveva essere usata una moto Ceca e se si pensa alle moto della Repubblica Ceca si pensa subito alla Jawa, così ho usato una Jawa 250cc 2 tempi dei primi anni 70. Dovevo creare qualcosa che avrebbe dovuto affrontare 1000 miglia con un motore 2 tempi 250… visto che era una missione impossibile perché non renderla ancor più difficile facendola a telaio rigido? haha!
In questo progetto ho avuto il piacere di collaborare con alcuni amici che hanno realizzato la sella, la verniciatura e la cintura di cuoio sul serbatoio… ah, ovviamente la birra non mancava ad allietare le lunghe serate di straordinario!
Arriva il giorno della partenza e devo dire che non è stata proprio una passeggiata. Abbiamo spezzato il viaggio in 3 giorni per via delle riprese e soprattutto della non molta elevata velocità della moto: a 100 km/h sembrava di stare su un martello pneumatico con le ruote e con la scritta GAME OVER che appariva davanti… haha!
Ci siamo fermati ad Amsterdam dove ho incontrato Zoran, proprietario del negozio di accessori per moto Rusty Gold Motorshop con cui ho fatto una bella chiacchierata, ci tornerò sicuramente con più tempo.
Seconda tappa Hannover e poi Praga dove abbiamo avuto una calorosa accoglienza nel negozio Denim Heads.
Durante il viaggio la moto ha fatto dei capricci, come normale che doveva essere, prima il cavo dell’acceleratore, poi la frizione che non era molto felice, qualche candela che si è arresa e le vibrazioni che facevano allentare qualche bullone qui e là. Io però ero partito preparato e con mezza officina dietro, quindi nonostante qualche pit stop durante il tragitto, sono stato molto soddisfatto del generoso piccolo cuore di quel chopper rosso che ci ha portati a destinazione, dove ci è stata offerta birra direttamente dal barile della fabbrica! Ricompensa molto gradita!

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Il fatto che non sia un lavoro.
Di solito se sei a casa la sera dopo cena e non ti va di uscire o di guardare la tele, tu che fai? Io me ne vado in officina a rilassarmi un pò!
Un’altra cosa bella del mio lavoro è che, in un certo modo, realizzi i desideri delle persone portando in pratica le loro idee di customizzare le proprie moto.
Le persone hanno delle idee veramente brillanti e c’è sempre da imparare in questo lavoro ad ascoltare i loro progetti. Certe altre volte sono arrivate delle richieste davvero molto “divertenti” e per fortuna sono sempre riuscito a portare il cliente a capire che non c’è solo l’apparenza sulle moto ma anche la guidabilità. Alla fine non ci si annoia mai!

Cosa cambia dall’Italia a Londra nel tuo modo di vivere la passione per la moto e la tua attività?

La cosa bella delle passioni è che non cambia proprio nulla, è come una lingua universale ed una grande famiglia, sai esattamente cosa trovi, di cosa parlare, come comportarsi. Poi ogni paese ha le sue piccole differenze che caratterizzano gli stili, come la cultura del cafè racer qui, o del chopper in America, ma il cuore che le comanda non cambia, quindi diciamo che a parte imparare tutti i nomi dei pezzi del motore in inglese il resto è lo stesso.

Sei soddisfatto dei cambiamenti che hai fatto e della vita che ti sei costruito a Londra? Il sole, il cibo e il vino dell’Italia ti mancano?

Sì, sono molto contento di questa parentesi della mia vita, che è ancora aperta e non si sa quando si chiuderà, se si chiuderà. Ho incontrato tante persone talentuose dalle quali ho imparato molto, alcuni sono diventati grandi amici e in più molta altra gente, clienti, amici, che faranno sempre parte della mia vita e soprattutto sono parte della formazione e del carattere di Iron Heads.

Che progetti hai per il futuro?

Il futuro… è sempre eccitante pensare al futuro e fare piani, una cosa che so per certo è che continuerò a coltivare entrambe le mie passioni che sono concatenate tra loro, ma per Iron Heads ci sono novità in vista, come la prima linea di T-Shirt, Felpe ed altri accessori ma anche a livello di garage ci saranno novità quindi, come si dice da ste parti, STAY TUNED!

Grazie di cuore Simone per la tua disponibilità, io rimarrò sintonizzata, e aspetto una tua t-shirt eh!