24 Agosto 2016 – 18 Gennaio 2017. Centro Italia. Circa 20mila eventi di magnitudo uguale o maggiore di 3 gradi. 299 vittime. 17mila sfollati.
Cosa c’entra il terremoto con la moto?
Lasciatemi dire due parole. Scrivo oggi perché sono appena tornata da un giro in moto che ha toccato paesi come Arquata e Pescara del Tronto, Norcia e Visso. Tempo fa, sempre in moto, sono stata ad Amatrice. Oggi ho postato qualche storia buffa, nessuna foto di macerie. Non le vedrete. Le foto negli articoli servono per una lettura più agevole e piacevole. Non è questo il mio intento qui. L’unica foto sarà quella di copertina, delle mie amate montagne marchigiane.
I luoghi sopra citati sono alcuni tra quelli più amati dai motociclisti delle mie parti. Dopo il sisma ci sono stati tantissimi motoraduni nelle zone colpite per raccogliere fondi. I motociclisti sono meravigliosamente solidali quando serve!
Non voglio fare un articolo di denuncia, non mi interessa la retorica politica. Voglio solo raccontare quello che i miei occhi vedono attraverso una visiera sporca.
Quando sono stata ad Amatrice la prima volta dopo il terremoto, entrando nel centro presidiato dall’esercito, guidando piano per le strade dissestate, le lacrime scorrevano e bagnavano il sottocasco. C’era un surreale silenzio e il rumore della mia moto mi faceva sentire fuori luogo e inopportuna. Macerie ovunque, da cui si intravedeva una pentola, una bambola, un lenzuolo, una tenda… i ricordi di una quotidianità interrotta rumorosamente.
Oggi guardavo Arquata e Pescara del Tronto. Non esistono più. Castelluccio di Norcia ogni anno raccoglieva centinaia di motociclisti per la famosa fioritura. Oggi non più. A fatica qualche attività riprende grazie a un po’ di turismo. Sono entrata dentro la città di Norcia, dove si ergeva la Basilica di San Benedetto, bella, maestosa… Ora c’è solo la facciata. Sporgendosi si nota solo quella, dietro non c’è più nulla, è terrificante! La guardavo e nella mente riecheggiavano solo le urla della gente quando, durante qualche servizio al tg, avveniva una scossa in diretta.
Le strade in alcuni tratti sono ancora dissestate, altre appena rifatte e quasi piacevoli in moto, ma la sensazione di goduria che si prova ogni volta che si apre il gas in uscita di curva su un asfalto nuovo, oggi non c’era. Era coperto dall’assordante silenzio, dalla paura che ancora sale dalla terra.
Ogni motociclista della mia zona ha vissuto gran parte dei suoi giri domenicali in questi luoghi, mangiando i piatti tipici e godendo di un panorama mozzafiato, panorama oggi ferito profondamente.
Cerco disperatamente di concretizzare con la parola scritta la sensazione di vuoto, ingiustizia, solitudine, dolore e paura che abbiamo vissuto tutti ma che in questi luoghi è ancora presente come un macigno. Chi non ha vissuto quei mesi non può capire come sia cambiata la vita: ogni notte io evitavo di chiudere la porta a chiave perché poteva essere necessario scappare di corsa, cercavo di memorizzare dove mettevo il cellulare per prenderlo in fretta correndo fuori, facevo la doccia in 2 minuti per la paura di una scossa mentre mi lavavo, quando pulivo i mobili di casa mettevo gli oggetti in modo che non potessero cadere se ci fosse stato un altro terremoto, ogni volta che un camion passava vicino casa trascorrevano 3 interminabili secondi prima di capire che non era una scossa.
Oggi ho postato qualche storia sui miei canali social, le solite mie stupidaggini divertenti. Non ho voluto far vedere nulla… Ma tornata a casa ho dovuto dare un luogo, questa pagina, all’angoscia rimasta nel cuore appena parcheggiata la moto in garage.
Non posso non ricordare, con gli occhi lucidi e la voce spezzata dalla rabbia, quelle parole dette subito dopo la tragedia dai nostri rappresentanti politici in tv:
NON VI LASCEREMO SOLI